Il rombo di un’auto precede di qualche istante la voce di Lucio Dalla, i primi versi sono un pugno nello stomaco:
“il mio nome è Ayrton, e faccio il pilota
E corro veloce per la mia strada
Anche se non è più la stessa strada
Anche se non è più la stessa cosa”
Un fiume di emozioni e di ricordi inonda il nostro cuore di appassionati, noi che Ayrton lo abbiamo visto correre, lo abbiamo visto vincere, lo abbiamo visto morire.
È tutto in quelle prime parole: è Ayrton che parla, è di nuovo con noi, ma ci dice che tutto è cambiato, lui corre ancora, ma non sulle piste della Formula Uno.
La chitarra di Ricky Portera accompagna con un incessante arpeggio Dalla che continua a raccontare:
“Anche se qui non ci sono piloti
Anche se qui non ci sono bandiere
Anche se qui non ci sono sigarette e birra
Che pagano per continuare
Per continuare, poi, che cosa?
Per sponsorizzare, in realtà, che cosa?”
Nel 1996 Lucio Dalla pubblica un nuovo album: “Canzoni”. La prima traccia s’intitola Ayrton ed è stata scritta da Paolo Montevecchi, un cantautore di Cesena. “Il circo”, questo era il titolo provvisorio della canzone, fu scritta subito dopo la morte di Senna ad Imola nel 1994, ma ci mise un po’ ad arrivare nelle mani di Lucio Dalla che dopo averla ascoltata se ne innamorò e decise di inciderla cambiando il titolo in “Ayrton”.
La riflessione amara del testo fa pensare a cosa sia in verità ciò che fa muovere il mondo delle corse. Se sia davvero tutto inutile, un gioco effimero contro la morte alimentato da “venditori di birra e sigarette”.
“E, come uomo, io ci ho messo degli anni
A capire che la colpa era anche mia
A capire che ero stato un poco anch’io
E ho capito che era tutto finto
Ho capito che un vincitore vale quanto un vinto
Ho capito che la gente amava me”
Con la voce di Dalla, Ayrton si chiede se possa essere stato complice della creazione di un mondo finto che ha come unico fine quello di far girare grandi quantità di soldi e che si è allontanato dall’unica vera motivazione che spinge i piloti a sfidare la morte: la ricerca delle emozioni pure, le stesse che infiammano il cuore degli appassionati.
Ma poi dice di aver capito, di aver capito lo scopo della sua vita, per nulla vano. Dio, quel Dio cui Ayrton ha votato la sua esistenza, gli ha dato il potere di riuscire a cambiare il mondo, a riportare gli uomini a cercare di aprire gli occhi e tornare alle reali ragioni per cui vivere, correre, morire.
“Potevo fare qualcosa
Dovevo cambiare qualche cosa
E ho deciso, una notte di maggio
In una terra di sognatori
Ho deciso che toccava, forse, a me
E ho capito che Dio mi aveva dato
Il potere di far tornare indietro il mondo
Rimbalzando nella curva insieme a me
Mi ha detto “Chiudi gli occhi e riposa”
E io ho chiuso gli occhi”
Qui la musica si prende una pausa e noi rimaniamo sospesi a pensare a quella notte, quella del primo maggio del 1994 nella nostra terra di sognatori, noi che abbiamo chiuso gli occhi insieme a lui, nella speranza che potesse poi riaprirli insieme a noi.
“Il mio nome è Ayrton, e faccio il pilota
E corro veloce per la mia strada
Anche se non è più la stessa strada
Anche se non è più la stessa cosa
Anche se qui non ci sono i piloti
Anche se qui non ci sono bandiere
Anche se forse non è servito a niente
Tanto il circo cambierà città
Tu mi hai detto “Chiudi gli occhi e riposa”
E io, adesso, chiudo gli occhi”
Alla fine del secondo ritornello Ricky Portera ci prende per mano e con il suo struggente assolo di chitarra ci porta indietro nel tempo, e mentre le note distorte si susseguono, i nostri ricordi ripercorrono le immagini ormai scolpite nelle nostre menti della McLaren bianca e rossa che vince in Brasile nel ‘91, e poi ancora indietro sulla Lotus nera che scoda in pista sotto la pioggia incessante, e di nuovo in avanti, con le immagini vibranti della camera car che inquadra il muretto del Tamburello che si avvicina sempre più veloce fino a quando perde il segnale…
quando ci risvegliamo il suono della chitarra si sta dissolvendo lasciando il posto al rombo di un’ auto che si allontana fino al silenzio.
Grazie Ayrton, e Grazie a Lucio Dalla che ci fa rivivere ogni volta il ricordo del Brasiliano dal grande cuore.